IL TEMPO (è) IMMOBILE
“Nella laguna veneziana, d’inverno, ho cercato di catturare emozioni che solo i luoghi anfibi, ibridi, ambivalenti riescono a comunicare, entro un tempo fermo, spiccato nel silenzio da luci inconfondibili. Con le varie immagini colte in questi luoghi ammaliati ho voluto esprimere le energie captate, in particolare attraverso il colore. Da sempre ho avvertito il fascino di case, palazzi, di ogni costruzione che celi - oltre il diaframma di porte, muri e finestre - il vissuto, l'anima che nel quotidiano vi giace, racchiusa in alveoli quasi impercettibili.
L'osservazione si traduce in narrazione, nella ricomposizione di frammenti di vita riconducibili alle esistenze racchiuse entro quelle architetture, evidenziandosi in forme compositive e in luci.
Una possibile chiave di lettura: ben oltre ogni residua e ormai inconsistente questione di genere, la ricorrenza tra gli scatti di alcuni elementi - panni, tende, balconcini, scope - assume un valore simbolico. Sono tracce di un vissuto femminile tradizionale e arcaico che ho cercato di rivivere con distacco, con occhio critico e non nostalgico, lirico e non passatista. Ho perseguito l’obiettivo di coniugare la staticità fisica e temporale, il tempo sospeso - metafore della fotografia tout court - con la salda dinamicità dell’occhio muliebre attuale.
Alla mobilità della donna cantata nel Rigoletto, all’imperscrutabile vacuità di pensiero e parole intonata dal Duca di Mantova si contrappone l’efficacia della dinamica osservativa del presente femminile. Affiora la facoltà di sublimare il passato riproponendone l’aura attraverso una sottile elegia di forme e colori, tramite l’efficacia di una osservazione rivolta contemporaneamente alle impronte esterne rinvenibili e al sedimento interiore di un vissuto transgenerazionale.”